Tecnica di comunicazione 1
La figura del Barman – Barista richiede oltre ad un impegno fisico, anche un impegno comunicativo. Esso gioca un ruolo molto importante per tutto ciò che riguarda il successo di un locale e di conseguenza la soddisfazione personale. La comunicazione ha vari aspetti, che il più delle volte mettiamo in pratica nella vita quotidiana, senza che c’è ne accorgiamo.
Il Bar è diventato oramai uno dei luoghi di scambio d’idee, di cultura popolare, di sfogo, luoghi di rifugio dove il cliente – amico ha uno spazio dove potersi ritrovare con se stesso e con gli altri, detto anche luogo di socializzazione. La prima persona capace come primo impatto di trasmettere positività al cliente anche solo con in bel sorriso e un sano buongiorno è proprio il Barman-Barista, che con un’armonia di gesti e movimenti riesce a comunicare sensazioni che possono risultare allo stesso tempo piacevoli o meno piacevoli.
Fin dagli anni ‘20-‘30 la comunicazione svolgeva un ruolo importante per il successo delle persone, considerando quattro importanti scuole: l’assertività, l’analisi transazionale, la programmazione neurolinguistica e a la comunicazione non verbale.
L’assertività
Per risalire a questa tecnica dobbiamo tornare indietro circa 70-80 anni e più precisamente intorno al 1930-1940, veniva utilizzata per studiare i comportamenti vincenti durante le campagne presidenziali americane, quello che risultò da un primo studio fu che l’ansia è un fattore negativo che destabilizza ovvero penalizza gli elettori, e quindi va rimossa dalle strategie di comunicazione degli uomini politici.
Perfezionandosi con il passare degli anni, il “comportamento assertivo” è diventato un vero e proprio metodo utilizzato anche dalle grande aziende multinazionali per istruire manager, funzionari, esperti di pubbliche relazioni, team di venditori.
Questi ultimi, imparano a comunicare con parole che non siano né aggressive né passive ma appunto “assertive”, ovvero affermative, costruttive, positive, senza ansia. Questa scuola insegna a comunicare senza ansia, con minori tensioni possibili. Il risultato è che i nostri interlocutori si sentiranno più a loro agio con noi, dato che non li caricheremo più dello stress che tendiamo di scaricare inconsapevolmente.
L’analisi transazionale
Eric Berne, nel dopoguerra cerco di approfondire i ruoli inconsapevoli che ognuno di noi recita, i copioni che emergono nell’ambito di una relazione. Egli definì tre grandi “attori” della relazione, o “stili di comunicazione” che si rifanno a figure ben definite: il comportamento del bambino, del genitore e dell’adulto.
L’analisi transazionale cerca di rendere coscienti gli individui del “gioco delle parti” che si verifica di solito nella comunicazione umana e giornaliera. E’ uno strumento più adatto per la psicoterapia, in quanto esige una profonda capacità di discriminazione.