Re Carlo in visita in Italia degusta 2 specialità di whisky di importazione Fine Spirits
“Unbelievable!” – con una sola parola, Re Carlo III ha espresso il suo apprezzamento per la degustazione che abbiamo avuto l’onore di presentare durante la Visita di Stato della Royal Family nel nostro Paese.
In Piazza del Popolo a Ravenna, in occasione dell’evento dedicato alle eccellenze agroalimentari dell’Emilia-Romagna, abbiamo proposto una selezione che racconta il meglio della tradizione scozzese:
The Dalmore King Alexander III e Ardnahoe Inaugural Release, in abbinamento con Parmigiano Reggiano 54 mesi.
Un momento di grande orgoglio per noi di Fine Spirits, reso possibile anche grazie all’ottima collaborazione con Scottish Development International, con cui condividiamo l’impegno nella promozione della cultura del whisky e delle sue migliori espressioni nel mondo.
Un brindisi d’eccellenza che celebra il valore delle relazioni, della qualità e del saper fare.
Memorial Franco Zingales
17 marzo ore 15:oo – Hotel Ambasciatori Rimini
Verso la fine del 1994, Franco Zingales, Oscar Cavallera e Dorilio Maringoni decidono a seguito di numerose sollecitazioni di amici barman dopo alcune “estemporanee” e, in alcuni casi, non gradite delibere dell’IBA (International Bartenders Association), di creare un “fans club” dedicato ai veri cocktail classici. Dopo innumerevoli riunioni si prese l’importante decisione di dar vita in collaborazione con Bargiornale e, quindi, con il gruppo editoriale Agepe al Classic Cocktail Club. Ne parliamo diffusamente più avanti. Ma prima vogliamo ripercorrere insieme a voi le principali tappe della codificazione ufficiale dei cocktail “mondiali” da parte dell’associazione internazionale dei barman, appunto I.B.A.
Che cos’è il Classic Cocktail Club
Da parte degli operatori del mondo del bere e degli appassionati frequentatori di bar storici o con indirizzo specializzato nel settore del drink miscelato si senti, nel 1994, la necessità di istituire un Club, meglio un gruppo di amici (non un’associazione di categoria), che valorizzasse le tradizioni storiche nel campo del bere. Nel Club, dunque, non solo barlady e bartender, ma anche clienti, giornalisti, imprenditori, impiegati e via dicendo, chiunque amante della mixability.
Il C.C.C. (Classic Cocktail Club) non voleva essere un “contenitore” del passato, ma proiettarsi – cosa che ha fatto e che è in continua evoluzione verso il futuro partendo da quanto è stato costruito nel corso di più di un secolo dai barman di tutto il mondo, da illustri scrittori o personaggi dello spettacolo che hanno saputo interpretare al meglio il ruolo del “bicchiere” come momento di socialità e d’incontro.
Il C.C.C. è, dunque, un punto di riferimento per tutti gli operatori o semplici amatori del mondo del bere miscelato. Vuole divulgare e codificare in modo corretto tutto quanto è stato fatto, scritto e detto di questo variegato mondo.
Ciò significa che occorre, innanzitutto, individuare la giusta maniera di comunicare, riscrivere le regole della comunicazione o informazione e chiarire perfettamente il significato dei termini che si utilizzano. Occorre, pertanto, dotarsi di un linguaggio chiaro e preciso che spazzi via ogni ombra di dubbio e che indichi perfettamente ciò che si vuole dire, arrivando alla stesura di un glossario del bere miscelato comprensibile non solo agli addetti ai lavori, ma anche a coloro che in un cocktail ritrovano momenti di storia della liquoristica mondiale (tradizioni, riscoperte, metodologie di produzione, i segreti della distillazione, i grandi momenti letterari legati ai vari Hemingway, Somerset W.Maugham, Francis Scott Fitzgerald, Cesare Pavese, Mario Soldati, Marco Mascardi e così via).
Il Club, amicale e senza scopi di lucro (come stabilisce lo Statuto depositato presso il Tribunale di Milano), ha per fine il rilancio e la difesa delle ricette internazionali che hanno fatto la storia del bere miscelato.
Inoltre il C.C.C. vuole promuovere la mixability di qualità in tutte le sue sfaccettature: queste finalità vengono conseguite attraverso incontri, dibattiti, tavole rotonde, concorsi (competizioni con “vero” spirito amicale), viaggi studio, corsi formativi, pubblicazioni (dal 2003 viene distribuito ai soci una “news” periodica, “Cocktails Magazine”, con informazioni, cronache, programmi, curiosità, notizie merceologiche, contatti internet, da maggio 2005, viene inoltrata via e.mail a tutti coloro che ci comunicheranno il loro indirizzo di posta eletronica.
Altre voci che coinvolgono la struttura organizzativa del Club sono quelle che riguardano le ricerche storiografiche e merceologiche (abbiamo una quanto mai ricca e variegata biblioteca a disposizione degli iscritti, cui attingere informazioni che la segreteria provvederà a comunicare), campagne di valorizzazione e di educazione alimentare in generale o specificatamente connesse al settore delle bevande e quant’altro ritenuto utile e opportuno dal Consiglio direttivo del Club stesso.
Da sottolineare che il C.C.C. è diviso in due categorie di iscritti: professionisti e amatori. I primi sono coloro che abbiano esercitato per almeno 5 anni l’attività di somministrazione di bevande sia in qualità di barman, barista, gestore, titolare o, semplicemente, di preposto (per gli allievi delle Scuole alberghiere è stata creata nel 2003 una speciale tessera-iscrizione denominata “Socio Junior”). Gli “amatori”, come accennato più sopra, sono tutti coloro che non rientrano nella precedente categoria.
Il Club si occupa anche di divulgare l’arte del bere miscelato ai consumatori in collaborazione con Slowfood in Master che daranno credito formativo per l’Università di Scienze Gastronomiche.FONDATORI
- Angelo Borrello (direttore generale gruppo editoriale Agepe)
- Oscar Cavallera (titolare della Master Consulting, società di consulenze marketing e pubblicità, nonché esperto di food & beverage)
- Dorilio Maringoni (imprenditore, titolare di locali pubblici, nonché esperto di food & beverage)
- Pier Giorgio Tonelli (amministratore delegato gruppo editoriale Agepe)
- Franco Zingales (giornalista professionista, scrittore, capo redattore del mensile Bargiornale)
Il cocktail deve essere un twist su una ricetta dei 50 i.b.a. 1961
Ogni squadra deve portare tutto l’occorrente per la preparazione del cocktail. Attrezzatura, bicchieri, bottiglie, eventuali decorazioni
In un minuto la squadra dovrà motivare la ricetta
E-mal cli partecipazione da inviare a oscarcavallera@me.com
A seguire MEMORIAL DINNER a L’ ALTROV ristorante Rimini
Seguici per ulteriori informazioni o scrivici.Oscar & Riccardo
LA STORIA DEL CLASSIC COCKTAIL CLUB
Franco Zingales Fondatore Il CCC, fondato nel 1995, da un’idea di Franco Zingales, allora caporedattore di Bargiornale e autore di molteplici libri di Cocktails, nato per rilanciare e promuovere le ricette che sono alla base della storia del bere miscelato nel mondo. Inoltre la conoscenza storico-culturale del bere, il bere miscelato di qualità in tutte le sue sfaccettature, attraverso incontri, dibattiti, tavole rotonde, concorsi, viaggi studio, corsi informativi, pubblicazioni, ricerche storiografiche e merceologiche. Al C.C.C., senza scopi di lucro, aderiscono non solo operatori del settore, ma anche appassionati cultori del mondo enogastronomico-liquoristico e non ha funzioni e caratteristiche tipiche delle associazioni di categoria.
Per rilanciare le ricette classiche che hanno fatto la storia del bere miscelato nel mondo. Per promuovere il bere miscelato di qualità in tutte le sue sfaccettature, attraverso incontri, dibattiti, tavole rotonde, concorsi, viaggi studio, corsi informativi, pubblicazioni, ricerche storiografiche e merceologiche da parte degli operatori del mondo del bere e degli appassionati frequentatori di bar storici o con indirizzo specializzato nel settore del drink miscelato,si sentiva la necessità di istituire un Club, meglio un gruppo di amici, che valorizzasse le tradizioni storiche nel campo del bere.
Zingales al Nottingan Forest Il Club, amicale e senza scopo di lucro, ha per fine il rilancio e la difesa delle 46 ricette internazionali che hanno fatto la storia del bere miscelato. Inoltre il CCC vuole promuovere il bere miscelato di qualità in tutte le sue sfaccettature: queste finalità verranno conseguite attraverso pubblicazioni, ricerche storiografiche e merceologiche, campagne di valorizzazione ed educazione alimentare in generale o specificatamente connesse al settore delle bevande e quant’altro ritenuto utile e opportuno dal consiglio direttivo del Club stesso.
Michele Di Carlo attuale presidente C.C.C. Il Classic Cocktail Club non vuole essere un “contenitore” del passato, ma vuole proiettarsi verso il futuro partendo da quanto è stato costruito nel corso di quasi un secolo dai barmen di tutto il mondo, da illustri scrittori o personaggi dello spettacolo che hanno saputo interpretare al meglio il ruolo del “bicchiere” come momento di socialità ed incontro
Il CCC vuole essere, dunque, un punto di riferimento per tutti gli operatori o semplici amatori del mondo del bere miscelato. Vuole divulgare e codificare in modo corretto tutto quanto è stato fatto, scritto e detto di questo variegato mondo. Ciò significa che occorre, innanzitutto, individuare la giusta maniera di comunicare, riscrivere le regole della comunicazione o informazione e chiarire perfettamente il significato dei termini che si utilizzano. Occorre, pertanto, dotarsi di una terminologia chiara e precisa che spazzi via ogni ombra di dubbio e che indichi perfettamente il significato dei termini che si utilizzano, arrivando alla stesura di un glossario del bere miscelato comprensibile non solo agli addetti ai lavori, ma anche a coloro che in un cocktail ritrovano momenti di storia della liquoristica mondiale (tradizioni, riscoperte, metodologie di produzionei segreti della distillazione, i grandi momenti letterari legati ai vari Hemingway, Somerset W. Maugham, Scott Fitzgerald, Pavese, Soldati e così via).Da sottolineare che il CCC è diviso in due categorie di iscritti: professionisti ed amatori. primi sono coloro che abbiano esercitato per almeno cinque anni l’attività di somministrazione di bevande sia in qualità di barman. barista , gestore o semplice preposto, i secondi sono coloro che non rientrano nelle precedenti categorie… a tutti gli amici che vorranno sapere di piùo interagire con il Club lo trovate su Facebook cercando Classic Cockail Club dal 1995
I cocktail più popolari al mondo: tendenza al ritorno dei classici
Vince l’Italia nella classifica dei drink più bevuti al mondo, in cui si nota una tendenza al ritorno della grande mixology classici
Quali sono i drink più bevuti al mondo? Lo Spritz, che riempie d’arancione le tavole estive dei bar da aperitivo? Il Moscow Mule, forse il cocktail più in voga negli ultimi anni, con quella fettina di cetriolo che divide cultori della mixology e modaioli dell’ultima ora? O il Gin Tonic, un drink piuttosto comune che ha visto ultimamente un grande ritorno, grazie alla spinta dei cultori delle botaniche? Nessuno di tutti questi, in realtà.
Il cocktail più ordinato nei bar del mondo è l’italianissimo Negroni. A stabilirlo, come ogni anno, è la classifica di Drinks International, che prende iesame le ordinazioni effettuate in cento diversi bar del mondo, e tenta di eleggere il best seller dell’anno tra i cocktail. In effetti, non ci stupisce troppo che a vincere sia il caro vecchio Negroni. Dopo un passato in cui era visto come un drink un po’ demodé, il Negroni oggi assume quell’aria romanticamente vintage che solo i classici sanno avere.
Il Negroni: una storia lunga più di un secolo
Ha da poco compiuto cent’anni il Negroni, inventato nel 1919 al Caffè Giacosa di Firenze e da allora servito in tutti i bar del mondo, quasi uno status symbol, il cocktail ordinato da chi sa bere con eleganza. A idearlo fu il conte Camillo Negroni, bevitore e viaggiatore, che un giorno chiese al suo barman di fiducia di correggere il suo “solito” Americano con il gin, che aveva conosciuto e apprezzato di ritorno da uno dei suoi viaggi. Così avvenne la nascita di un mito, il cocktail italiano più conosciuto al mondo e quest’anno anche il più ordinato. 1/3 vermouth rosso, 1/3 di bitter , 1/3 di gin, uno spruzzo di soda e una fettina d’arancia a guarnizione. Il tutto in un “tumbler basso”, il classico bicchiere da cocktail basso e largo.
La classifica dei cocktail più ordinati al mondo
Se il Negroni si piazza al primo posto tra i cocktail più ordinati al mondo, guardando la classifica c’è anche da constatare una generale tendenza al ritorno dei drink classici, e in particolare di quelli un po’ vintage, come dimostrano l’Old Fashioned e il Dry Martini, rispettivamente al secondo e al terzo posto. Un altro trend da evidenziare è quello dei drink amari, in linea con una svolta generale dei gusti dei consumatori, che amano sempre meno i prodotti zuccherini. Resiste il successo del gin, che primeggia tra i cocktail più richiesti al mondo, e si conferma anche l’affezione all’aperitivo, il momento della giornata in cui si ordinano più cocktail.
Se volete conoscere la classifica dei cocktail più bevuti al mondo, li trovate nella nostra gallery.
Negroni
Gin, Campari e vermouth rosso, il Negroni ammette poche varianti, ma lascia un piccolo margine di creatività ai barman. Più di un terzo dei barman intervistati per la classifica ha affermato che questo era il classico numero uno tra quelli serviti nel loro locale.
Old Fashioned
Al secondo posto dei cocktail più ordinati nei bar del mondo c’è l’Old Fashioned, realizzato con Bourbon e Angostura. E con l’immancabile ciliegina a decorazione.
Dry Martini
Cosa c’è di più squisitamente vintage del cocktail preferito di James Bond? Il Dry Martini, al terzo posto, è un cocktail a base di gin e vermouth dry, in quantità abbastanza variabile a seconda delle preferenze del cliente e del barman. Il tutto, servito nella classica coppa.
Margarita
Onnipresente anno dopo anno nella top ten dei cocktail più serviti, il Margarita (quest’anno al quarto posto della classifica) è il cocktail che nell’immaginario comune rimanda al Messico. A base di tequila, liquore all’arancia e lime, con un po’ di sale sul bordo.
Daiquiri
Il Daiquiri, al quinto posto della classifica, è il cocktail a base rum più ordinato nei bar del mondo. A base di rum bianco, succo di lime, zucchero e – nella sua variante più famosa – la fragola.
Aperol Spritz
Il drink preferito per gli aperitivi con gli amici è al sesto posto tra i più venduti al mondo. Beverino e colorato, è talmente diffuso da essere complice del grande successo dell’esportazione del Prosecco del mondo.
Espresso Martini
Avete mai sentito parlare dell’Espresso Martini? Si tratta di un cocktail base vodka servito in un bicchiere Martini con aggiunta di caffè espresso. Fu inventato negli anni Ottanta a Londra, ed evidentemente è piaciuto a tutto il mondo, tanto da occupare il settimo posto tra i drink più venduti.
Manhattan
Un altro grandissimo classico all’ottavo posto della classifica: è il Manhattan, un cocktail a base di whisky e vermouth rosso.
Mojito
Il cocktail più vacanziero di tutti, con il suo inconfondibile sapore di lime, menta e zucchero di canna, deve la sua iniziale celebrità alla passione di Hemingway. Nel 2021 è stato il nono cocktail più richiesto ai barman del mondo.
Whiskey Sour
Chiude la top ten dei cocktail più ordinati al mondo il Whiskey Sour, unico sour tra i primi dieci. Preparato con whiskey, succo di limone, zucchero e albume d’uovo, è talvolta disponibile anche in versione “vegana”.
Ron Millonario XO ha vinto la medaglia d’oro
Siamo entusiasti di condividere con voi un nuovo importante riconoscimento ottenuto da uno dei nostri brand più venduti: Ron MIllonario.
Alla 10° edizione del Rhum Fest, svoltasi a Parigi dal 4 al 6 maggio, Ron Millonario XO ha vinto la medaglia d’oro.
Prodotto nella zona settentrionale del Perù, Ron MILLONARIO XO è frutto di un sapiente assemblaggio di vecchi millesimati, invecchiati fino a vent’anni e conservati con cura all’interno della cantina.
Rappresenta la punta di diamante della gamma, l’espressione più ricca e complessa.Ron Mulata: Un Nuovo Tesoro nel Catalogo Dovel Import
Ron Mulata: Un Nuovo Tesoro nel Catalogo Dovel Import
Siamo entusiasti di annunciare l’ingresso del prestigioso Ron Mulata nel nostro catalogo Dovel Import, un’importante aggiunta che arricchisce ulteriormente la nostra selezione di distillati di alta qualità provenienti da tutto il mondo.
La Storia del Ron Mulata
Il Ron Mulata è prodotto dalla Tecnoazucar, una rinomata azienda cubana leader nel settore dei derivati della canna da zucchero. Fondata nel 1983, Tecnoazucar ha rapidamente conquistato una significativa quota di mercato interno grazie alla qualità dei suoi prodotti. Dal 1993, il Ron Mulata ha iniziato la sua espansione in Europa, guadagnando apprezzamenti e riconoscimenti a livello internazionale.
Riconoscimenti e Autorizzazioni
Dal 2001, il Ron Mulata è insignito del prestigioso “Sello de Garantia”, un marchio di garanzia che testimonia la sua eccellenza e autenticità. Inoltre, dal 2004, è uno dei sette rum ufficialmente autorizzati per l’esportazione dal governo cubano, una testimonianza della sua qualità superiore e della sua importanza nel panorama dei rum cubani.
Produzione e Tradizione
Il Ron Mulata è prodotto con le migliori melasse nel cuore dell’isola di Cuba, precisamente a Villa Clara. Qui, in uno stabilimento con una notevole capacità produttiva e un organico di 80 dipendenti, nasce questo rum che incarna l’essenza e l’identità della cultura cubana. Le etichette dei prodotti Mulata raffigurano la dea “Ochun”, un simbolo della cultura e della spiritualità cubana, che aggiunge un tocco di autenticità e tradizione ad ogni bottiglia.
L’Essenza della Cultura Cubana
Ogni sorso di Ron Mulata riflette lo spirito ardente e la miscelazione unica che caratterizzano la cultura cubana. Questo rum non è solo una bevanda, ma un’esperienza che trasporta chi lo assapora nel cuore vibrante di Cuba, tra i suoi colori, suoni e tradizioni.
Perché Scegliere Ron Mulata
Scegliere il Ron Mulata significa optare per un prodotto di qualità, frutto di una lunga tradizione e di un’attenta lavorazione. È la scelta ideale per chi desidera scoprire e apprezzare il vero spirito cubano attraverso uno dei suoi prodotti più iconici.
Siamo certi che il Ron Mulata saprà conquistare il palato dei nostri clienti, aggiungendo un tocco di eccellenza alla vostra collezione di distillati. Vi invitiamo a scoprire questo straordinario rum e a lasciarvi affascinare dalla sua storia e dal suo gusto inimitabile.
Benvenuti nel mondo del Ron Mulata, un viaggio sensoriale nel cuore di Cuba!
soriale nel cuore di Cuba!
DOVEL SI CONFERMA PRIMO IMPORTATORE AL MONDO DI ADAMUS GIN
Adamus Gin
Anche per il 2023 il mercato italiano di Dovel si conferma il più virtuoso per Adamus Gin. Numeri che confermano il trend in crescita dell’anno precedente e che con il lavoro svolto in questi anni di collaborazione sta portando risultati sempre più importanti.
La stessa Destilaria Levira, che lo scorso mese ha ospitato una delegazione del reparto vendite di Dovel presso la propria distilleria di Levira, nel centro del Portogallo, ha dichiarato che anche per quest’anno il mercato italiano è il primo in numeri di vendite di tutto il globo.
Anche per Dovel, l’Adamus Gin ed i suoi derivati (come la Signature Edition 2023 che sta già conquistato i palati di tutti gli appassionati del settore) si confermano prodotti di punta, classificandosi al primo posto nelle vendite del vasto catalogo. Risultato che fa ben sperare anche tutti gli altri prodotti presenti in catalogo che accanto ad Adamus fanno passi da gigante nel grande scacchiere degli spirits italiani.
Il Segreto del Successo
Cosa rende Adamus così speciale? Il segreto risiede nella qualità superiore degli ingredienti utilizzati, nell’esclusività del prodotto unico nel suo genere e nell’artigianalità con cui viene prodotto. Dovel non fa compromessi quando si tratta di eccellenza. Ogni bottiglia è un’espressione autentica di maestria e dedizione, un tributo alla tradizione del gin combinato con un tocco di innovazione.
Il Futuro di Dovel e Adamus
Il dominio di Adamus nel mercato italiano del Gin sembra destinato a perdurare nel tempo. Con un impegno costante per l’innovazione e la qualità, l’azienda continua a conquistare nuovi traguardi e ad ampliare la propria base di clienti fedeli. Il futuro di Adamus è luminoso, e con Dovel al timone, non c’è limite a ciò che questa straordinaria bevanda può realizzare.
Con Adamus, Dovel ha sollevato il gin nel mercato italiano ad un livello superiore, lasciando un’impronta indelebile nel cuore degli amanti delle bevande di tutto il mondo.
Il Gin Biologico made in USA Farmer’s Reserve Strength
Farmer’s Reserve Strength Gin è un gin americano di alta qualità prodotto lungo le rive del fiume Snake nello splendido stato nordoccidentale dell’Idaho. Viene distillato in piccoli lotti da grano biologico certificato USDA, non OGM, coltivato nella fattoria 1.000 Springs Mill Farm a conduzione familiare a Buhl, Idaho. Il grano non è OGM ed è stato certificato biologico dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Distillato a Rigby, Idaho, viene infuso lì con una selezione straordinariamente equilibrata di prodotti botanici che include ginepro, fiori di sambuco, citronella, coriandolo e radice di angelica, che forniscono una ricca complessità e un carattere saporito. A differenza del Farmer’s Organic Gin, non è infuso con semi di canapa.
“Possiamo passare dal grano biologico a una bottiglia finita di Farmer’s Organic Gin in sei giorni utilizzando l’acqua prelevata esclusivamente dal nostro pozzo nella falda acquifera del fiume Snake”, ha affermato Gray Ottley, distillatore e presidente di Distilled Resources. “Dopo oltre 34 anni di attività, abbiamo scoperto che la qualità del materiale agricolo – in particolare il grano biologico e gli straordinari prodotti botanici che selezioniamo – è di gran lunga una delle parti più importanti nella creazione di un gin biologico di alta qualità. Siamo orgogliosi di lavorare a stretto contatto con gli agricoltori biologici locali. Tim Cornie e il suo partner Kurt Mason si impegnano a coltivare cereali biologici eccezionali utilizzando metodi agricoli moderni e responsabili per ottenere la massima qualità possibile”, ha osservato Ottley.
Il presidente di Chatham Imports Joseph J. Magliocco ha commentato: “Nei nostri 15 anni di vendita di alcolici biologici, il team di Chatham non è mai stato così entusiasta di offrirne uno. Avere l’opportunità di lavorare con gli straordinari agricoltori Tim Cornie e Kurt Mason, che coltivano cereali biologici eccezionali, e un distillatore davvero dotato come Gray Ottley è un sogno diventato realtà. Pensiamo che il risultato di questa collaborazione sia un gin meraviglioso dal sapore unico che lo distingue”.
Informazioni su Chatham Imports
Con sede nel Flatiron District di Manhattan, Chatham rappresenta un portafoglio di etichette di liquori, vino e birra incentrati sulla qualità. Oltre a Farmer’s Organic Gin, i marchi di alcolici di Chatham includono Michter’s American Whiskey e la sua Legacy Series composta da Bomberger’s Dichiarazione Bourbon e Shenk’s Homestead Sour Mash, Los Siete Misterios Mezcal, Crop Harvest Earth Organic Vodka, Foro Amaro e Vermouth, Martí Autentico Rum e Liquore Faretti Biscotti. L’offerta di vini di Chatham è guidata da Santa Marina e Tuffo, mentre il portafoglio è completato da New Amsterdam Beer. Le filiali di Chatham includono le distillerie Michter’s Shively e Michter’s Fort Nelson a Louisville, Kentucky, nonché l’azienda agricola di 205 acri e le operazioni di Michter’s a Springfield, Kentucky. I prodotti Chatham sono venduti in tutti i 50 Stati Uniti e in circa 65 mercati esteri nelle Americhe, in Europa, nel Medio Oriente e nell’Asia-Pacifico.
Circa 1.000 Springs Mill Farm
La 1000 Springs Mill Farm di proprietà locale a Buhl, Idaho, è un’organizzazione agricola biologica e non OGM e un produttore di alimenti. I proprietari Tim Cornie e Kurt Mason e il loro team coltivano grano, fagioli e altri prodotti biologici certificati USDA che confezionano nelle loro barrette nutrizionali, cereali e altri prodotti venduti con il marchio 1.000 Springs Mill Farm. Le famiglie Mason e Cornie coltivano nella Magic Valley dell’Idaho da tre generazioni. Sono considerati partner pionieri del movimento locale dell’agricoltura biologica grazie alla loro attenzione ai metodi responsabili e rinnovabili.
The World’s 50 Best Bar 2023
World’s 50 Best Bar 2023 La quindicesima edizione della World’s 50 Best Bar 2023, tenutasi per la prima volta in Asia, a Singapore, ha incoronato il Sips di Barcellona. Nei primi 50 conferme per Roma, Firenze e Napoli. Ecco com’è andata
18 OTTOBRE 2023
Scende dal podio il Paradiso ma lo scettro rimane a Barcellona con la vittoria del Sips di Simone Caporale e Marco Álvarez, premiati per l’impegno messo in campo negli ultimi anni nel loro bar situato nel quartiere L’antiga Esquerra de L’eixample. Il duo italiano-spagnolo ha unito le forze per lanciare il bar nel 2021, con l’obiettivo di creare un’esperienza coinvolgente tra proposte di cocktail molecolari e colpi di scena come la più recente apertura dell’Esencia, un «bar nel bar» posizionato al fondo del corridoio del Sips dove vivere un menu più concettuale e vivere un’esperienza degna di nota.
La coppia è stata capace di attirare curiosità e interesse grazie a semplicità, tecnica e fantasia: «ci abbiamo creduto tanto, dedizione e passione prima di tutto, ce l’abbiamo fatta e siamo felici», racconta soddisfatto il pluri campione Caporale che di successi ne ha già collezionati parecchi.
Seguono tra i primi cinque il Double Chicken Please di New York che si aggiudica il secondo posto, Handshake Speakeasy (No.3) di Mexico City, Paradiso (No.4) e il Connaught Bar (No.5) a Londra in mano alla super squadra Agostino Perrone, Giorgio Bargiani e Maura Milia.
A Singapore la World’s 50 Best Bars ha premiato anche diversi altri italiani, ben cinque: il capitolino Drink Kong al n.21 seguito da Freni e Frizioni di Roma che dalla posizione n.86 schizza alla 33 ed è così la grande novità tricolore, il 1930 di Milano al n.42, L’Antiquario di Napoli al n.44 e Locale Firenze al n.46. Nella lista estesa dalle posizioni 51 alla 100, compare anche il Camparino in Galleria di Milano (n.85) che meriterebbe certamente di più, almeno di condividere le prime cinquanta posizioni con gli altri big, «Siamo comunque contenti di essere riconosciuti ancora una volta tra i migliori cento bar al mondo, continueremo a fare di tutto per migliorarci e crescere in un’industria meravigliosa», commenta Tommaso Cecca, Global Head of Camparino Licensing & Mixology.
Mentre Riccardo Rossi, al timone del bar Freni e Frizioni di Trastevere commenta: «Essere in cima dopo diciotto anni di lavoro non è per niente scontato, chi inizia ora conosce bene i trend da seguire, noi siamo partiti quasi un ventennio fa e continuiamo a mantenere la nostra idea che evidentemente piace e riscuote successo. Inoltre Freni e Frizioni è la dimostrazione dell’interesse che c’è non soltanto per i cocktail bar concettuali ma anche per quelli più divertenti, leggeri e high volume come il nostro, e questo mi piace parecchio».
Diversi i premi speciali assegnati dalla 50 Best (e meritati) al visionario Renato ‘Tato’ Giovannoni di Floreria Atlantico a Buenos Aires come Roku Industry Icon, il Lady Bee di Lima è il Campari One To Watch, lo Zest di Seoul è il Disaronno Highest New Entry al n.18 e l’Himkok di Oslo si aggiudica il Nikka Highest Climber Award, salendo di 33 posti fino al n.10.
La lista 2023 comprende bar di 28 città, con 11 nuovi locali distribuiti tra Bangkok, Berlino, Dubai, Londra, Melbourne, New Orleans, Parigi, Roma, Seoul, Singapore e Stoccolma. Buona soddisfazione per l’Italia anche se in diversi hanno perso posizioni e, nonostante rappresentino il 10% nella classifica, ci sono delle grandi mancanze a dimostrazione che alla fine, soprattutto nella World 50 Best Bars, l’importante è solo partecipare…
SHERBET & SHRUB
La Storia
Prova a immaginare: è il XV secolo, siamo in Inghilterra e sei malato di scorbuto dopo aver viaggiato per mare per diversi mesi. Vieni visitato dal dottore e ti prescrive qualcosa chiamato Shrub, un aceto rinfrescante infuso alla frutta.
Lo scorbuto era una vera e propria piaga, temuto da tutti coloro che solcavano i mari, era una delle malattie più frequenti ed era causato da una carenza di vitamina C.
“Ai tempi delle navi alte con vele piene di vento, la Britannia governava le onde e un lungo viaggio oceanico spesso significava una condanna a morte per i marinai stanchi. Lo scorbuto era il flagello dei sette mari, uccidendo più marinai che tempeste e marine straniere messe insieme.”
Lo Shrub, quella medicina Inglese del XV secolo, è proprio la stessa preparazione che oggi ha invaso i Menu di ogni cocktail bar.
La parola deriva dall’arabo “sharaba”, che significa “bevanda” e fece la sua prima comparsa in un dizionario inglese nel 1747, che la definiva come “una bevanda a base di frutta, zucchero, aceto e spesso alcool”.Bere aceto è una pratica veramente antica, tra i primi vi furono i Babilonesi, che mescolavano l’aceto di datteri con l’acqua per renderla sicura e bevibile. In Inghilterra veniva utilizzato come conservante per frutta e verdura e come tonico e medicinale.
I medici spesso prescrivevano ai loro pazienti lo shrub, credevano infatti avesse la capacità di rivitalizzare il cuore e curare le malattie. I marinai pure ne facevano un uso spropositato, spesso il consumo di cordiali e shrub era reso obbligatorio proprio dal capitano della nave che cosi facendo cercava di tenere lontane le malattie.
Durante il XVII e il XVIII secolo lo shrub raggiunse l’apice della sua popolarità, per tre motivi principali:
- Iniziò ad essere miscelato con parti alcoliche (rum, brandy e gin)
- Nell’apice del contrabbando inglese, i barili di Rum e Genever venivano spesso nascosti in mare, capitava quindi che si sporcassero di acqua salata, che andava a modificare inevitabilmente il sapore del distillato.
Questo però non era affatto un buon motivo per non berli e per non venderli.
Ecco che lo shrub divenne essenziale.
Veniva aggiunto e utilizzato come correttore di sapidità o per modificare il sapore dei distillati di bassa qualità. - Fece la sua comparsa in America dove, prima della Coca Cola, era definito “la vera e unica bevanda americana” insieme allo Switchel, una bevanda molto simile a base di aceto, zenzero, miele e limone.
Lo shrub perse molta della sua fama con l’avvento della refrigerazione, che divenne ovviamente il metodo più utilizzato per conservare gli alimenti e l’aceto perse la sua utilità.
Oggi sembra essere tornato sotto i riflettori per i numerosi benefici alla salute, che ne fanno una valida alternativa alle bevande zuccherate e ai succhi.
Inoltre con il suo sapore complesso e unico, è diventato un ottima preparazione homemade da utilizzare per personalizzare i nostri cocktail e riuscire ad inserire in maniera estremamente equilibrata un sapore forte e pungente come quello dell’aceto all’interno delle nostre ricette.I metodi di preparazione moderni
I metodi di preparazione degli shrub si possono dividere principalmente in “a caldo” e “a freddo”.
In linea di massima il metodo di preparazione a freddo sarebbe da preferire per lasciare intatte le proprietà organolettiche della frutta.Il rapporto originale tra frutta, zucchero e parte acida (più spesso aceto) era di 1:1:1, anche se sarebbe consigliabile usare un rapporto 2:1:1 (dove la frutta è più presente rispetto al resto degli ingredienti).
PREPARAZIONE A CALDO:
Unire la frutta schiacciata allo zucchero nelle quantità desiderate e posizionarla in un pentolino.
Scaldare il composto fino allo scioglimento dello zucchero, e se necessario aggiungere anche dell’acqua (se la frutta usata non è particolarmente acquosa).
Filtrare il composto e dopo averlo fatto raffreddare aggiungere aceto (o altro composto acido) nella dose desiderata.PREPARAZIONE A FREDDO:
Unire frutta e zucchero e schiacciare con l’utilizzo di un muddler.
Posizionare il composto dentro a un barattolo ermetico e lasciare macerare per almeno 24h.
Filtrare il tutto in modo da eliminare le parti solide e aggiungere aceto.Shrub alla Pesca (rapporto 2:1:1)
INGREDIENTI:
- 200gr Pesche denocciolate
- 100gr Aceto balsamico di Modena
- 100gr Zucchero di canna grezzo
ATTREZZATURA:
- Bilancino
- Frullatore ad immersione
- Contenitore ermetico
- Contenitore Graduato
PROCEDIMENTO:
Sbucciare e denocciolare le pesche.
Trasformarle in purea attraverso un frullatore ad immersione ed unire allo zucchero in un barattolo ermetico.
Chiudere e lasciare riposare per 24 ore. Con un colino filtrare ed eliminare la parte solida.
Eliminata la parte solida, unire la parte liquida all’aceto.
Imbottigliare ed etichettare.Sherbet & Shrub: Le differenze
Il termine sherbet in inglese va ad identificare un “sorbetto” ma in questo caso si riferisce ad una bevanda di origine araba (sharab).
La bevanda prevedeva lo zucchero combinato con succo di agrume, violette o altri fiori, erbe o noccioline. Tale bevanda era utilizzata come
metodo per preservare un succo fresco senza l’utilizzo dell’alcol (proibito dalla nuova religione).
Oggi si compone di: Oleo Saccarum (o sciroppo) + Succo di agrumi o Aceto o comunque qualsiasi soluzione acida.Lo Shrub, altro non è che una variante dello Sherbet. Durante il colonialismo, gli occidentali erano soliti riferirsi agli shrub con il termine “Sherbet”.
La differenza con il classico shrub sta nel fatto che successivamente, nell’Ottocento, questa bevanda veniva spesso corretta con brandy o rum.Possiamo schematizzare questi prodotti in questa maniera:
- SHERBET: oleo saccarum + succo di agrumi
- SHRUB (in chiave più antica): oleo saccarum + succo di agrumi + distillato + soda/acqua
- SHRUB (in chiave più moderna): Bevanda composta da frutta, zucchero ed una parte acida (agrumi o aceto) con possibilità di altre aggiunte.
Può essere alcolico o analcolico